Ubs compra Credit Suisse: accordo da tre miliardi

Ubs compra Credit Suisse: accordo da tre miliardi

La notizia del giorno per quanto riguarda il mondo di banche e finanza è, sicuramente, quella del raggiungimento dello storico accordo per la cessione di Credit Suisse a Ubs. Si tratta di una svolta storica per la Svizzera, ma anche per l’Europa, visto che tale operazione porterà alla nascita di quella che sarà una delle banche più grandi e importanti a livello continentale

Ubs ha messo sul piatto qualcosa come oltre tre miliardi di euro per un acquisto storico, che avrà delle conseguenze importanti anche nell’ottica di contrastare i primi segnali di crisi del sistema bancario europeo e bloccare eventuali emorragie di tipo “finanziario”.

Sulla base delle prime indiscrezioni, Ubs dovrebbe anche ottenere ben 100 miliardi di liquidità da parte della Banca Centrale Svizzera, una sorta di compensazione pensata per fronteggiare eventuali perdite di Credit Suisse. Una banca privata interviene quindi per salvarne un’altra, supportata altresì dall’intervento pubblico.

Gli incentivi concessi a Ubs

Tale integrazione tra Ubs e Credit Suisse ha rafforzato, logicamente, la Svizzera come centro finanziario globale. Non sono, però, mancate le pressioni da parte di politica e regolatori affinché l’accordo venisse trovato, il tutto nell’ottica anche di scongiurare un effetto contagio molto pericoloso. Per facilitare il buon esito dell’operazione, Ubs ha ricevuto ben 100 miliardi di liquidità extra da parte della Banca Nazionale Svizzera e, non meno importanti, 9 miliardi di garanzie pubbliche a coperture di esuberi e cause legali.

Non solo, Ubs ha anche ottenuto un’importante deroga alla norma che prevede che i soci abbiano sei settimane di tempo per avallare transazioni di questo tipo. Il tempo è una variabile estremamente importante in  questi casi. Si consideri poi, che le autorità svizzere hanno deciso l’azzeramento delle obbligazioni At1 (Additonal ter 1) per 16 miliardi di franchi. Si tratta di obbligazioni che erano state lanciate sul mercato circa dieci anni fa, proprio con l’intento di assorbire le perdite.

Cosa sono i bond At1

I bond At1, che sono stati cancellati, sono obbligazioni che si trovano a metà tra capitale di rischio e di debito. Con Credit Suisse, le autorità elvetiche hanno preso la controversa decisione di azzerare i bond, in parallelo al salvataggio degli azionisti, cui verranno versati tre miliardi di franchi svizzeri. Teoricamente, queste obbligazioni dovrebbero rischiare l’annullamento solo dopo quello del capitale sociale, ma nel caso di Credit Suisse le cose sono andate molto diversamente. Tale decisione presa in Svizzera è stata, quindi, vista dagli addetti ai lavori un po’ come un primo cambiamento della norma, necessario per salvare la Banca.

Gli At1 sono una forma di debito junior che si posizionavano appena sopra le azioni nella scala di priorità per il rimborso durante un fallimento. Sono stati concepiti, in teoria, per essere convertiti in azioni una volta che le riserve di capitale del prestatore vengano erose.

Che cosa cambia dopo la fusione

Inutile dire che l’integrazione tra questi due colossi bancari comporterà tutta una serie di conseguenze e di cambiamenti importanti. Ad esempio, tutti gli azionisti di Credit Suisse, a seguito dell’acquisto da parte di Ubs, riceveranno un’azione Ubs ogni 22,47 azioni Credit Suisse detenute (0,76 franchi per azione) per un totale di 3 miliardi di franchi svizzeri. Gli addetti ai lavori hanno anche stimato che la fusione tra le due banche potrebbe portare a positive politiche di efficientamento dei costi, fino a ridurre i costi annuali fino a 8 miliardi di dollari entro il 2027.

Si tratta, comunque, di una transazione per certi versi atipica, questo in quanto non è stata soggetta all’approvazione da parte degli azionisti. Secondo le parti coinvolte, la fusione avvenuta tra Credit Suisse e Ubs dovrebbe porre le basi per una nuova crescita da parte del nuovo colosso anche in altri continenti come Asia e America, il tutto senza trascurare la presenza in Europa. Bisogna anche ricordare che sia Credit Suisse, sia Ubs, disponevano ormai da molto tempo di una dimensione internazionale. La loro fusione farà nascere, quindi, uno dei poli finanziari più importanti a livello europeo.

Chi ha guadagnato da questa transizione?

Per capire la portata dell’accordo sottoscritto da Ubs, che ha acquistato la rivale Credit Suisse per 3,25 miliardi di dollari, basti pensare che le azioni di quest’ultima hanno perso, negli ultimi 12 mesi, qualcosa come il 74% del proprio valore. Prima dell’acquisizione, giusto per rendere l’idea, Credit Suisse aveva una valutazione di mercato pari a 8 miliardi di dollari. Non è, quindi, difficile, capire chi sia uscito vincitore, per il momento, vista la contingenza. Ubs, però, dovrà farsi carico delle perdite e anche di tutti i problemi di una banca, Credit Suisse, che fino a pochi giorni fa rischiava seriamente il fallimento. Del resto, nel 2022 Ubs ha raggiunto un profitto pari a 7,6 miliardi di dollari, il tutto mentre Credit Suisse ha realizzato una perdita di 7,3 miliardi di dollari.

Pur facendosi carico di una situazione complessa, Ubs con l’acquisizione può consolidare la propria posizione di leader nella gestione degli asset patrimoniali. Si tratta di un accordo di vaste proporzioni tra due banche svizzere che hanno oltre 160 anni di storia e sono specializzate, per l’appunto, proprio nella gestione di patrimoni privati e istituzionali, senza trascurare le  soluzioni di credito come i finanziamenti.

Ubs aveva attraversato un periodo molto difficile nel 2008, in occasione della crisi dei mutui subprime e del fallimento della banca Lehman Brothers. All’epoca era stato il governo elvetico a impegnarsi nel suo salvataggio, evitando così anche il presumibile collasso del sistema bancario svizzero. Ubs ha saputo far tesoro del rischio corso e ha ridotto progressivamente i costi, modificando negli anni il proprio business ed efficientando la gestione. Nello specifico, questa realtà ha ridimensionato il settore dell’investment banking, troppo rischioso, concentrandosi sulla gestione dei patrimoni.

Credit Suisse, che uscì quasi indenne dal 2008, non ha invece modificato il suo impegno nell’investment banking. Secondo molti analisti sarebbe stata proprio questa scelta a dare inizio a una crisi che, nel giro di pochi anni, ha travolto la banca svizzera. Ben si comprende, quindi, che Ubs abbia già fatto sapere che, una volta terminata l’acquisizione, si procederà a ridimensionare subito la sezione di investment banking. Questo con l’intento di adeguare il nuovo colosso verso una maggior propensione conservativa al rischio

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