Federal Reserve verso un taglio dei tassi?

Federal Reserve verso un taglio dei tassi?

C’è fermento nel settore finanziario alla luce di alcuni indicatori del mercato obbligazionario che suggeriscono la possibilità, sempre più concreta, di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve. Sulla base di alcune indiscrezioni, a maggio la Federal Reserve potrebbe prendere l’importante decisione di alzare ulteriormente i tassi di interesse. Questo aumento dovrebbe essere di un quarto di punto percentuale e, secondo gli addetti ai lavori, quasi certamente sarà anche l’ultimo, vista la fine ritenuta ormai imminente della stretta monetaria.

I tassi Fed al livello più alto dal 2007

Se le indiscrezioni dovessero trovare riscontro, i tassi FED dovrebbero raggiungere il massimo di 5,25%, ovvero il livello più alto mai raggiunto dal 2007 a oggi. Entro la fine dell’anno in corso, però, si stima che la FED possa tagliare i tassi di interesse per ben tre volte, portandoli nel range tra 4,25% e 4,50%. Il ritorno a una situazione che, per certi versi, richiama quella che si verificò nel 2007, apre anche a tutta una serie di interrogativi e preoccupazioni.

Nel 2007, infatti, ci fu l’inizio di una recessione globale che ha causato gravi conseguenze, si pensi, ad esempio, al fallimento della storica banca Lehman Brothers. Considerato, poi, che negli Stati Uniti il rendimento a 10 anni è di mezzo punto minore del rendimento a 2 anni, in molti ritengono che una recessione per l’economia americana sia ormai prossima. E la recessione, molto probabilmente, porterebbe con sé anche il taglio dei tassi FED. La decisione sul livello a cui fissare i tassi di interesse dipende da tutta una serie di fattori, che comprendono le prospettive di crescita e l’inflazione.

La Banca Centrale si propone di conseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi e i tassi di interesse elevati attraggono solitamente investitori stranieri, che stanno ricercando un ritorno per il proprio investimento. Chiaramente, l’aumento di questi investimenti stranieri potrebbe alzare in modo significativo la domanda di valuta americana. Un tasso superiore a quanto previsto avrebbe conseguenze positive per il dollaro Usa, mentre un tasso inferiore avrebbe conseguenze negative.

Quali prospettive per l’inflazione

Guardando alle prospettive legate all’inflazione a 5 anni, si nota un calo previsto dell’1,30% dall’apice di un anno fa. Non solo, la differenza tra i T-bond (Treasury Bond, ovvero dei titoli del debito pubblico per definizione con scadenza superiore a 10 anni dalla data di emissione) quinquennali con cedola fissa e i TIPS a 5 anni (obbligazioni che pagano cedole su un capitale indicizzato all’indice dei prezzi al consumo americano e che, a scadenza, rimborsano un capitale che compensi gli aumenti IPC dalla data di emissione obbligazioni) con cedola agganciata all’inflazione, ci parla di una possibile crescita dei prezzi a consumo negli Stati Uniti del 2,30% all’anno entro i prossimi cinque anni. Visto e considerato che l’obiettivo della FED sarebbe del 2%, tutto lascia pensare che un taglio tassi FED sia una eventualità molto concreta della quale tenere conto.

Quali sono gli obiettivi della FED?

Per capirci qualcosa in più è anche importante fare chiarezza sul ruolo della FED. Stiamo parlando della Banca Centrale degli Stati Uniti, una realtà che, come da statuto, si propone sei differenti obiettivi: stabilità dei prezzi, elevata occupazione, tasso di crescita sostenuto dell’attività economica, riduzione della volatilità dei tassi di interesse a lungo termine, stabilità del sistema finanziario e valutario. Per perseguire tali finalità, la FED è attiva nell’implementazione della politica monetaria del Paese, così come determinata dal Federal Open Market Commitee. Non solo, si impegna anche nella promozione della stabilità del sistema finanziario e della sicurezza delle singole istituzioni finanziarie. Infine, si occupa anche di promozione ed efficienza dei sistemi di pagamento attraverso servizi al settore bancario che facilitino le transazioni in dollari e della promozione della tutela dei consumatori, sia per spese quotidiane che per pagamenti di crediti come quelli relativi a finanziamenti o prestiti.

Alla luce di tutto questo, che cosa aspettarsi? Tutto lascia pensare che la FED stia andando in direzione di un taglio dei tassi di interesse, per tre volte dello 0,25% ciascuna, nella seconda parte del 2023. A suggerirlo l’andamento del mercato obbligazionario, con i rendimenti dei T-bond a 2 anni che sono scesi sotto il 3,85%, contro il 4,83% dei tassi FED. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *