Cosa succede se il debitore muore
Richiedere un prestito personale è diventato sempre più semplice negli ultimi anni, con tante tipologie di finanziamenti disponibili per venire incontro a ogni necessità. Molti, però, si chiedono che cosa succede se il debitore muore e vogliono sapere, esattamente, come comportarsi. Al momento di richiedere un prestito personale, gli istituti bancari, prima di accettare, devono valutare tutta una serie di fattori, tra cui, ad esempio, l’età del richiedente per verificare se e come accendere eventuali polizze assicurative. Prima di sottoscrivere un contratto di prestito, sarebbe bene raccogliere tutte le informazioni anche riguardo possibili eventi infausti, si pensi, ad esempio, a come funziona l’estinzione finanziamento per decesso.
Il consiglio, prima di impegnarsi, è quello di non dare nulla per scontato e di sapere, esattamente, cosa succede se il debitore muore. Nei prossimi paragrafi cercheremo di capire se i debiti si ereditano o meno e, in caso di morte chi paga il finanziamento.
Finanziamento non pagato causa morte? Ecco cosa succede
Se si vuole sapere cosa succede se il debitore muore e chi deve prendersi carico dei debiti, occorre valutare con attenzione tutti i possibili scenari che si possono verificare. In caso di morte di chi ha sottoscritto il finanziamento, le conseguenze cambiano anche sulla base della tipologia di prestito. Come vedremo nei paragrafi successivi, se non si procede a stipulare una assicurazione, i debiti si ereditano e dovranno, quindi, essere gli eredi a prendersene carico. Meglio, quindi, sapere in caso di morte chi paga il finanziamento così da correre ai ripari e assumere tutte le opportune tutele del caso.
Assicurazione prestito in caso di morte: come tutelarsi
Partendo dal presupposto che un finanziamento non pagato causa morte del debitore dovrà, comunque, essere rimborsato dagli eredi, che cosa si può fare per tutelarsi da questa evenienza infausta? L’unico modo per farlo è quello di stipulare una assicurazione prestito in caso di morte. In assenza di essa, infatti, gli eredi che non rinunciano all’eredità dovranno farsi carico dei debiti del defunto. In questo, il Codice Civile è molto chiaro, e nella categoria dei debiti, rientrano a pieno titolo anche eventuali finanziamenti a suo tempo sottoscritti e non ancora rimborsati nella sua completezza. L’unico modo che hanno gli eredi è quello di rinunciare all’eredità, entro massimo 10 anni dall’apertura delle pratiche di successione.
Se vogliamo avere un quadro completo su cosa succede se il debitore muore, è opportuno anche sottolineare che l’erede ha la facoltà di accettare l’eredità con beneficio di inventario. Optando per questa possibilità, si procede, in sostanza, ad operare una netta suddivisione tra il patrimonio realmente ereditato e quello proprio dell’erede. In questo modo, un eventuale pignoramento portato avanti dai creditori del defunto interesserà solamente i beni ereditati, e non i beni personali dell’erede. Conoscere questa distinzione è essenziale per capire in caso di morte chi paga il finanziamento.
Per mettersi al riparo da ogni possibile conseguenza, chi richiede il prestito dovrebbe stipulare anche una polizza assicurativa specifica. In questo modo, in caso di decesso, potrebbe essere direttamente l’assicurazione a incaricarsi di rimborsare le rate spettanti all’istituto bancario. Al momento della stipula del contratto di assicurazione prestito in caso di morte, si dovrà anche sottoscrivere un’autocertificazione sul proprio stato di salute, documento che cambia con riferimento all’importo richiesto ovvero con riferimento all’età del richiedente. Per importi superiori a 50.000 euro, per stipulare l’assicurazione verrà spesso richiesto anche un certificato, che dovrà essere compilato dal medico curante. Insomma, possiamo dire che cosa succede se il debitore muore dipende, in primo luogo, dall’aver stipulato o meno un’assicurazione.
Cosa resta escluso dall’assicurazione?
Come abbiamo visto, sapere chi dovrà farsi carico del debito dipende, soprattutto, dall’aver o meno stipulato una polizza. Anche così, però, non si può godere di una garanzia al 100%. Le polizze hanno per natura elementi di esclusione, situazioni che non fanno attivare l’indennizzo del capitale residuo. Inoltre, alcune Compagnie possono ad esempio surrogare il credito, richiedendolo pertanto agli eredi. Il motivo è che ci sono alcune casistiche ben precise che restano escluse dal rischio morte, si pensi a esempio all’eventualità del suicidio dell’assicurato nei primi 24 mesi dalla stipula, oppure all’esistenza di alcuni elementi di criticità clinica che, per qualche motivo, non sono stati inseriti nell’autocertificazione richiesta quando si è stipulata la polizza. Infine, resta esclusa dall’assicurazione anche una eventuale partecipazione dell’assicurato a fatti dolosi che, direttamente o indirettamente, ne hanno cagionato la morte. Il consiglio è quello di valutare con estrema attenzione tutti questi eventi che sono esclusi dalla polizza in fase di sottoscrizione della stessa, questo per evitare brutte sorprese in caso di decesso dell’assicurato.
Cosa sono le polizze Cpi?
Chi vuole sapere che cosa succede se il debitore muore, deve valutare se esiste una polizza di tipo Cpi, Credit Protection Insurance. Mentre per la Cessione del Quinto l’assicurazione è obbligatoria, per i prestiti personali è solo facoltativa. Tali polizze Cpi sono molto utili perché, al concretizzarsi di alcune eventualità riportate nel contratto, prevedono che siano proprio le polizze a pagare le rate del prestito al posto del debitore, proprio perché tali polizze coprono il credito residuo. Tali eventualità comprendono il decesso, certo, ma anche la perdita del posto di lavoro, eventuali difficoltà economiche, invalidità totale permanente e invalidità temporanea al lavoro. Tutti eventi questi che mettono in dubbio o rendono complicata la continuità dei pagamenti di rimborso da parte della clientela.